"Vecchia Scuola" - The Orobians, Jamaican Tunes
- A.P.
- 23 ago 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Gli appassionati di birre artigianali, quando assaggiano per la prima volta una nuova ale o una lager, non si concentrano soltanto sul suo profumo e sul sapore, ma cercano di apprezzarne il corpo, quell’intensità persistente, maltata che rimane in bocca dopo il primo sorso. Un ingrediente, in particolare, se ben dosato, è in grado di conferire una sensazione unica, delicata e setosa: la segale.
Jamaican Tunes degli Orobians è questo: è un disco squisito e setoso, è artigianale, grezzo, ma dotato di gran corpo, di una pasta sonora unica e invidiabile. Qual è l’ingrediente speciale che conferisce una simile consistenza a Jamaican Tunes? Qual è la sua segale? Forse una sezione fiati composta da tromba, trombone, euphonium, sax baritono e sax tenore; forse il contrabbasso; forse la registrazione in presa diretta; forse la sala di registrazione, quello studio Diapason tutto in legno in cui lavorava Piero Umiliani. Certo è che Jamaican Tunes di corpo ne ha parecchio e che oggi, a distanza di 15 anni dalla sua uscita, vale ancora la pena riascoltarlo e stupirsi per la sua pasta sonora grezza e vellutata.
Gli Orobians, come indica il nome, nascono a Bergamo, nel 1997. In quel periodo Bergamo è una piccola capitale della musica ska, prolifica di gruppi (Arpioni, Kontea, Askers) e di appassionati skankers che trovano nel centro sociale Pacì Paciana uno dei più attivi luoghi di diffusione musicale.
Spinti dalla Gridalo Forte Records di Roma, registrano Jamaican Tunes, il loro primo disco, nel 2000. Una registrazione rigorosamente in presa diretta, in grado di trasmetterci immediatamente quella sensazione unica che ci può dare l’ascolto dei primi lavori degli Skatalites o degli Ethiopians. È infatti il modo in cui è suonato e registrato il disco a connetterci immediatamente con la Jamaica della prima metà degli anni ’60. È un suono grezzo, senza bisogno di alterazioni o effetti, che rimbalza sul legno dello studio di registrazione e che con tutte le sue imperfezioni ci arriva in modo così diretto e autentico. Ascoltandolo, pare di sentire il rumore delle chiavi dei sax, dei pistoni degli ottoni, fiato e tocchi metallici che con le vibrazioni degli strumenti sagomano un suono veramente genuino.
Grande atmosfera, ma anche originalità nelle scelte dei brani. Si tratta di arrangiamenti, interamente strumentali, in chiave ska e rocksteady, di grandi classici e di colonne sonore tratte da film anni ’60 e ’70. Si incomincia proprio con il tema da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, per proseguire con From Russia with love, The Godfather, ma anche con super-classici come Summertime. Tra i 13 pezzi che compongono l’album trovano posto addirittura una rilettura di Richard Strauss (il suo Così parlò Zarathustra) e Fréderic Chopin (Prelude no 4, opus 28). Molto ben costruiti gli arrangiamenti dei fiati (da cui si evince quasi una matrice da banda di paese) e gli interventi del piano; poderosa la sezione ritmica, con one drop in evidenza.
Il disco sarà un piccolo successo, con passaggi radiofonici e persino televisivi (Caterpillar, su Radio 2 Rai prederà Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto come propria sigla; Rai 3 utilizzerà Sentenza come apertura della trasmissione Verba Volant).
Sono passati 15 anni, come si è detto; nel frattempo il gruppo ha registrato altri dischi, passando dallo strumentale al cantato, dal contrabbasso al basso elettrico, da Bergamo a Milano…cambi di formazione, interventi nel reggae-rocker, aperture di concerti a Skatalites, Laurel Aitken, Manu Chao, pause di riflessione. Oggi gli Orobians sono ritornati in attività e rappresentano senz’altro uno dei migliori assembramenti di esperienze e tradizioni ska che possa offrire l’Italia.
Comments